ATLANTE MEDITERRANEO. GEOGRAFIE DELLA COMPLESSITA’

di Claudia Zanfi

Il s“Insieme camitico, semitico, ariano, se si vuole, pagano, ebraico, cristiano, mussulmano; insieme africano, asiatico, europeo; un continente senza rapporto con le nostre comuni misure di spazio e di durata, perché l’Africa comincia dai Pirenei e il Medioevo vi sopravvive accanto alle più audaci realizzazioni del contemporaneo; insieme romano e cartaginese, alessandrino ed ebraico, ellenico e catalano; ambito di contrasti per eccellenza, patria feconda di miti e di miraggi”.

“History is roaring by... turning into geography”, Susan Sontag

Mediterraneo: “Le Gran Bleu”, “Lago Fenicio”, “Mare di Mezzo”.
Ciò che ora viene presentato come teatro del grande scontro di civiltà, è descritto dai Greci come via di contatti, incroci, scambi di merci, di lingue, di pareri e di voci. Un Mare interno quale via di comunicazione e non di divisione tra popoli imparentati tra loro, scenario di forme di reciprocità di lunga durata, di matrimoni e di ospitalità. Polifonico per evocare concertazione e complessità di suoni e di situazioni. Il concetto di Mediterraneo, affermatosi come entità distinta ma non omogenea (unità nella diversità), risale al Medioevo, e prima ancora al mondo greco. Se nell’antichità le città venivano costruite sulle colline, lontane dal mare, coi tempi moderni si rileva l’avvicinarsi ai litorali di uomini e di città. Questo progressivo affacciarsi delle civiltà sul Mediterraneo, fino a farne il baricentro di veri e propri sistemi economico-culturali, è stato attentamente registrato da Fernand Braudel, esegeta del Grande Mare. Braudel rileva le contraddizioni del mare uno e bino “diviso tra Nord e Sud, Est e Ovest”, ma unificato da “un clima, una cultura, una vegetazione che si richiamano da Cadice a Beirut, dalla Provenza alla Crimea, da Gerusalemme alla Sicilia; inserito nel più vasto insieme di terre emerse del mondo: il grandioso, il gigantesco continente unitario euro-afro-asiatico, un pianeta di per se stesso, dove tutto ha circolato precocemente e gli uomini hanno trovato il grande scenario della loro storia universale, là dove si sono compiuti gli scambi decisivi; il mare di cui la grande storia ha fatto il suo ambito prediletto”.
Basta rileggere alcuni capitoli del libro delle Storie di Erodoto, per persuadersi che la complessità delle scoperte geo-etnografiche, finanziate dai grandi sovrani d’Egitto e di Persia, erano per definizione ordinate e compiute in vista di occupazioni territoriali non da giustificare, ma da facilitare con la conoscenza delle coste, delle terre e dei fiumi, da sollecitare con le peculiarità degli usi e dei costumi dei vari popoli. L’Europa, in quanto propaggine del continente eurasiatico, è circondata dal mare con cui detiene un rapporto molto stretto che la distingue dall’Africa, Asia e America.
Ripercorre queste sponde attraverso alcune delle sue principali città è, innanzitutto, una volontà di fare rete, di tessere relazioni strette tra le ricerche che si muovono in questa area culturale. Come se gli scambi su questo mare, continuino a tracciare percorsi che determinano comuni intenti e comuni sentire. Molte cose uniscono: il paesaggio, l'acqua, una stessa radice linguistica. E su queste similitudini si costruiscono reti, progetti, idée.

Istanbul, Beirut, Nicosia,Tel Aviv, Alexandria, Barcellona: 6 città individuate come “casi studio” per il progetto Going Public’06. Atlante Mediterraneo.
L'identità del Mediterraneo, la sua molteplicità, la sua importanza, il suo investimento. Rapporti fra territori, rive, città, abitanti, senza soluzione di continuità. Tragitto verticale e orizzontale, fra il Mediterraneo e l'Europa, l'Oriente e l'Occidente. Da Istambul a Barcellona. Un moto circolare di andata e ritorno, di arrivi, contatti, migrazioni, contaminazioni, propagazioni infinite.
Gli effetti della globalizzazione e un diverso scenario geopolitico inducono fenomeni di rapida trasformazione del senso dei luoghi e compromettono i delicati equilibri sociali e ambientali. L’abbandono delle tradizioni e la crescita di nuove megalopoli, i crescenti flussi migratori e i capisaldi turistici, le antiche rotte mercantili e le grandi infrastrutture, il ruolo ibrido e complesso delle città e dei grandi porti sul Mediterraneo, con i loro cicli produttivi e ludici, le componenti sociali ed etniche, le aperture e le connessioni al territorio circostante e il legame con la dimensione continentale.
Sono alcuni dei temi intorno ai quali ruotano le ricerche di artisti, studenti, ricercatori, scrittori, geografi e sociologi, invitati a realizzare un progetto appositamente per Going Public’06. Flussi di persone, di economie, di culture.
Le 6 città ci vengono descritte come luoghi in movimento, in cui l’ibridazione iniziata nei tempi antichi si propaga fino ai nostri giorni in moti perpetui. Dal problema delle minoranze linguistiche, etniche e religiose, alle trasformazioni dei quartieri storici (Istanbul). Dalla ridefinizione dei confini, agli spazi della memoria collettiva (Nicosia). Dal turismo di massa, ai flussi migratori (Barcellona). Dalla guerra civile, alla ricostruzione della città e della società (Beirut). Dai trasferimenti di popolazioni, all’affaccio al mare (Tel Aviv/Jaffa). Dalla trasformazione territoriale, alla sostenibilità (Alexandria).
Dove finiscono queste città e dove inizia il mare? La città sta cambiando per crescita veloce e irrequieta. I luoghi del lavoro (ex-fabbriche) vengono riconvertiti in centri culturali polifunzionali o in centri commerciali; la periferia è sempre più disomogenea: villette per èlite urbane o caseggiati popolari; il lungomare si ricongiunge al centro: assi pedonali che conducono a “waterfronts” spaziosi e ben arredati. Lo spazio pubblico si trasforma e la comunità interagisce differentemente con la città. Questa nuova “comunità politica” non ha solo una nuova visone del cosmo, delle tecnologie, delle forme di produzione, degli scambi economici e dei flussi umani, ma porta in sé modi inediti di immaginare e praticare la vita sociale e relazionale. Il mercato, la sfera pubblica, la sovranità popolare – spazi tipici della società moderna – comportano nuove pratiche collettive che a loro volta hanno richiesto nuovi orizzonti di comprensione. Correlata alle teorie di Foucault e di Deleuze la complessità geografica contemporanea diviene campo di produzione per conoscenze “altre”, luogo di percorsi alternativi, in cui le mappe sono concetti aperti, elaborate per generare nuovi disegni.
Tra gli elementi geografici che caratterizzano la complessità dello spazio mediterraneo, il paesaggio è sentito come un fatto antropico, che conduce al tema dell'ecologia e della sostenibilità, connesso al pensiero sociale e ambientale. Ne derivano concetti quali architettura come riciclo intelligente e come trasformazione territoriale. Questa prospettiva di un “Green Corridor” va di pari passo con l’idea da cui è iniziato il progetto Atlante Mediterraneo.
Cioè la nascita dello "Spazio Euromediterraneo", e l'attivazione del corridoio denominato “Corridoio Meridiano”. Due elementi connessi con lo scenario Mediterraneo del 2010 - che sarà dichiarato area di libero scambio. Se il Mediterraneo è un cerchio, l’attraversamento di questo corridoio ne ridisegna la geografia, con nuove rotte sui temi della mobilità, dell'insediamento umano e della produzione. Un dispositivo territoriale che riguarda tutti i Paesi mediterranei, concepiti come un unico insieme politico/geografico/sociale. Si tratta quindi di azioni a favore dell'incontro tra le diverse culture e i diversi popoli, di modifiche geografiche nei nodi di scambio, di flusso, di mobilità. L’importanza del Corridoio Meridiano è valutata soprattutto in relazione al complesso sistema mediterraneo nel quale esso agisce. L'attuale stato dei corridoi e delle autostrade del mare è caratterizzato dalla connessione tra il bacino sud e il centro Europa. Il progetto del corridoio Est-Ovest (Cipro-Siviglia), invece, connetterebbe direttamente aree del Mediterraneo Orientale, offrendo una dorsale per lo sviluppo locale delle nazioni meridiane.

Alcune parole chiave aiuteranno a navigare questo nuovo Altante Mediterraneo, creato su relazioni artistiche e “pluralismi culturali” che, insieme a partners ed istituzioni internazionali, abbiamo cercato di disegnare, per recuperare quella “cultura fluida” , concetto base dello spazio Mediterraneo, in cui tutto si mescola, si confonde, per tornare poi a distinguersi nella molteplicità.

Università di Palermo, Dipartimento Città e Territorio, 2005
Tzvetan Todorov, Il nuovo disordine mondiale, Garzanti
Carlo Galli, Muticulturalismo. Ideologie e sfide, Il Mulino 2006