La città-porto o la città-canale

di Katerina Koskina

...Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.”
Italo Calvino

Il programma di Port City, svoltosi tra settembre e novembre 2008, ha funzionato come piattaforma per lo scambio, la ricerca artistica e la comunicazione culturale, che è anche la funzione originaria delle città. Luogo in cui il mare cerca di espandersi e la terraferma si oppone, punto di incontro fra i due elementi, la città-porto può considerarsi il punto più adatto per trovare una risposta ad alcune domande. È lì, più che in qualsiasi altro luogo, che la promozione di idee si incontra con la difesa dei valori. Già, perché cos’è una città-porto se non una porta aperta allo scambio e alla comunicazione economica, commerciale e culturale? Più di altri centri commerciali e sociali come le stazioni ferroviarie, essa è una porta che, per via della sua vicinanza all’acqua, lascia sempre un passaggio o un orizzonte aperto; ed è solo attraversando questi che possiamo afferrare concetti ed fare esperienze che formano – e delineano – il “qui” e l’”oltre”, il “dentro” e il “fuori”, il “me” e l’”altro”, o la somiglianza e la differenza.

L’arte contemporanea viene ora espressa attraverso un complesso vocabolario “globale” di riferimenti e funziona essa stessa come una porta aperta allo scambio e alla comunicazione attraverso il carattere nomadico della comunità artistica di oggi, i molteplici approcci alla creazione artistica e l’apprezzamento di opere d’arte. L’arte contemporanea spesso utilizza luoghi non convenzionali, prendendo in prestito simboli e luoghi a lei estranei per esprimere se stessa, creando una sorta di nuovo turismo culturale.

In Grecia la produzione artistica contemporanea riscopre il suo rapporto con l’identità storica e culturale del posto. In quanto paese in cui la maggior parte del territorio è circondata da acqua, la sua storia, la sua economia e la sua civilizzazione sono indissolubilmente legate alle rotte marittime. Dall’antichità ad oggi le città-porto, grandi o piccole, hanno determinato la vita economica e culturale di tutto il paese. Ne consegue che lo sviluppo artistico del paese negli ultimi dieci anni non poteva restare a lungo lontano dal mare.

Dopo il primo simbolico “ritorno” al tema del viaggio infinito (che descrive l’avventura dell’arte come della vita) proposto da Jannis Kounellis al porto del Pireo , la strada verso i porti sembra essersi definitivamente aperta. A cominciare da Salonicco, seconda città più grande del paese, in cui le attività della marina militare sono oggi ridotte, il porto emerge come il nuovo snodo artistico. Le prime mostre d’arte si tennero a metà degli anni Novanta all’interno di vecchi depositi, oggi il porto ospita gli eventi culturali più importanti, quali l’International Film Festival, ed è sede permanente del Centro di Arte Contemporanea, del Museo di Fotografia, del Museo di Stato di Arte Contemporanea e del Museo del Cinema.

La prima Biennale di Salonicco (2007) – il cui titolo ad hoc, Heterotopias, preso in prestito da Michel Foucault , non è irrilevante per il tema svolto da Port City Safari – ha convolto sedi in tutta la città, ma ha avuto nel porto il suo epicentro vero e proprio.

Anche Atene, dopo anni in cui è rimasta “confinata” entro le proprie mura, sembra che adesso stia aprendo un fronte verso il mare. Quest’anno per la prima volta i due maggiori eventi internazionali d’arte della città – Art Athina, la fiera d’arte contemporanea, e la seconda edizione della Biennale di Atene – si svolgeranno entrambi a Palaio Faliro, sul mare. Pare che questo nuovo orientamento stia ricevendo sostegno anche dai maggiori soggetti istituzionali: un vasto sito di 160.000 mq tra Kallithea e Delta Falirou è stato scelto per la costruzione della nuova Biblioteca Nazionale e dell’Opera Nazionale, che verranno progettate da Renzo Piano e finanziate dalla Stavros Niarchos Foundation.

Partecipando a Port City Safari con il progetto “AMPs”, l’artista greco Zafos Xagoraris presenta una versione acustica del rapporto dialettico tra città e mare. Con questo lavoro l’artista consente alla città di ascoltare i suoni e il silenzio dei propri confini. I confini sono qui determinati dal cambiamento di superficie (terra/acqua), dall’organizzazione (centro/banchina), ma anche dalla funzione (confusione/desolazione). Xagoraris riesce ad ottenere lo scambio di suoni in luoghi in cui l’abituale interazione umana risulta difficoltosa o impossibile, ad esempio in corrispondenza di confini nazionali, barriere geografiche, zone di guerra o “zone franche”. Così, dove l’uomo non riesce ad operare come essere sociale libero o gli viene impedito di agire come tale, l’artista propone una connessione dei due luoghi per mezzo dell’arte: si potrebbe dire che in questo modo egli riesce a far sì che la frase di Roland Barthes, il quale afferma che “la città è un discorso, e questo discorso è di fatto un linguaggio” , suoni come la risposta della stessa città.

I. Calvino, Città Invisibili, 1972.

Mostra organizzata dalla J. F. Costopoulos Foundation a bordo del cargo IONION, ormeggiato al porto del Pireo.

M. Foucault, Des espaces autres (conferenza svoltasi il 14 marzo 1967) in Architecture, Mouvement, Continuité, n. 5, ottobre 1984, pp. 46-49.

R. Barthes, Mythologies, Ed. Du Seuil, série Lettres Nouvelles, Parigi 1957.