Dall’intervista a Maria Nava

Sassuolo, Lunedì 02/12/2002 ore 16,00

[...] poi dopo ci fu il 25 di Luglio e così tutta la gente era contenta perché era andato giù il duce e noi ragazzine, perché io ero una ragazzina, anche noi partecipavamo perché un po’ ci stava stretto questo regime. Poi, pian piano, sono passati i mesi sempre parlottando tra di noi ed è successo l’8 Settembre che fu per noi una mazzata perché vedere tutti questi soldatini che noi ammiravamo, perché ragazzine come eravamo, tutti i nostri amici giovani erano stati richiamati, e quindi, è un particolare se vuoi stupido, però eravamo contente quando questi ragazzi ci guardavano. Così con l’8 Settembre li hanno radunati tutti in una piazza qui vicino, come tanti stracci, poverini, e ci chiedevano le sigarette, ci chiedevano il pane, ci chiedevano delle cose e noi eravamo li ad andare a vedere cosa era successo, però non potevamo mica avvicinarci perché è chiaro che c’erano i tedeschi che o li picchiavano o li deportavano. Poi dopo alcuni giorni di questa disfatta, noi, parlo sempre del mio quartiere°, ci siamo organizzati tra ragazzi e giovani, dietro il fiume, questi soldati che son potuti scappare perché la maggior parte li hanno portati in Germania, chiedevano dei vestiti da borghese, allora ci eravamo organizzati che lavavamo tutto il giorno con dei mastelli, lavavamo i vestiti poi li asciugavamo e davamo il cambio a questi ragazzi e poi gli insegnavamo ad andare su in montagna. Su in montagna…, che allora la Resistenza non se ne parlava neanche all’8 Settembre, ma gli insegnavamo a prendere, chi voleva andare in Toscana ad esempio gli insegnavamo ad andare su di qua, gli insegnavamo per tornare a casa. Poi in Novembre alcuni ragazzi tra i quali mio marito, un certo Camillo Braglia che aveva pensa 7 figli ed era un anti-fascista dei primi, con Barbolini, con altri 4 o 5, con Ugo Stanzone, si sono riuniti in una casa lì a Borgo Venezia e hanno deciso di andare in montagna e partirono mi sembra il 6, però un altro gruppo rimase giù per recuperare armi per queste cose. E da lì anche senza sapere cosa voleva dire Resistenza, cosa volevano dire queste cose, ci siamo avvicinati a questi amici, è chiaro che parteggiavamo per questi ideali, per questi principi, perché ormai del fascismo non ne potevamo più, perché lì c’era la guerra, c’era la fame, c’era la prepotenza, c’erano i bombardamenti, eravamo ragazzine ma non c’era più mondo, non c’era più avvenire, non c’era più niente [...]. ° borgo venezia