Dall’intervista a Vasco Ferri

Sassuolo, Lunedì 02/12/2002 ore 16,00

Mi avvicinai alla Resistenza per i fatti che si sono succeduti dopo tanti anni di guerra, in particolar modo nella data dell’8 Settembre 1943 quando fu annunciato l’armistizio; noi qui eravamo tutti alla casa a Fiorano, era l’8 Settembre e c’era una grande sagra, lì nel pomeriggio, furono messe delle radio sulle finestre, e fummo tutti contenti e andammo a ballare. Invece il mattino dopo, il 9 Settembre, le autoblindo tedesche e i fascisti entrarono in Sassuolo per occupare il palazzo° dove c’erano 2000 soldati che in parte hanno cercato di fare resistenza ma in parte sono scappati perché dietro il palazzo c’era tutta campagna. Da quel momento, dopo alcuni mesi da quel fatto, dove nei libri c’è tutto quello che fece il Generale Ferrero che comandava il palazzo, due soldati che fecero resistenza furono ammazzati. Dopo, verso Ottobre/Novembre del ’43 si sentì parlare dei primi nuclei di resistenti al fascismo che si preparavano per andare in montagna e per fare la resistenza contro i nazifascisti. E’ stato lì alla fine del ’43, dopo Novembre, che si è sentito che c’era…, non è che ne parlassero apertamente nelle famiglie, perché era un pericolo; io non sono stato preso dai tedeschi, benché in due rastrellamenti mi abbiano catturato perché ero riformato e allora mi dovettero lasciare andare, del resto, chissà, li portavano tutti in Germania quelli che prendevano. Poi dopo il primo momento, dal ’44, specialmente dopo che hanno iniziato tutti i bombardamenti sul ponte di Secchia, nella primavera del ’44 sugli argini del fiume tenevano la fila i giovani che scappavano per andare in montagna. Lì chiedevano qual era la strada più sicura, la migliore, allora ci insegnavamo come fare. Io ricordo che quei due che erano scappati da Fossoli, i due ufficiali inglesi, aspettavamo che suonassero l’allarme, i fascisti, i tedeschi che erano di guardia al ponte scappavano al rifugio, abbiamo attraversato il fiume, su per il Rio Rocca e li ho portati sotto il castello di San Brambilla che era già zona partigiana. Quello è stato uno dei primi fatti, partecipò ora che mi viene in mente Don Ruini, quello di San Michele che, abitava vicino a noi, i suoi eran contadini, non so neanche se era ancora seminarista, fece da interprete. E allora suonò l’allarme e io accompagnai questi due ufficiali, attraversai il Secchia poi su per il Rio Rocca che sbocca lì alla Veggia. Poi quando sono iniziati i bombardamenti, noi che si era lì vicino al ponte°°, tutte le famiglie che abitavano lì, (c’erano poi solo vecchi, donne e bambini, perché uomini non ce n’erano, erano o scappati in montagna, o militari, o prigionieri), si cominciò veramente a conoscere la Resistenza, lì nel ’44 [...]. Da lì si è cominciato anche a prendere conoscenza dei fatti che succedevano in montagna e quindi, in un certo modo, i contadini li aiutavano tutti la Resistenza, perché erano stanchi e credevano che la guerra fosse finita l’8 Settembre, invece era diventata peggio di prima con molto più pericolo [...]. Poi si sentii, nel ’44, quando sorse la Repubblica di Montefiorino che, non so come, addirittura ne parlò la stampa, cioè i volantini, che era poi l’antifascismo che li mandava fuori e parlavano di questo territorio di nove comuni che si era liberato dal fascismo e aveva instaurato la prima repubblica partigiana d’Italia e fu con quelle cose lì che ci legammo di più alla Resistenza [...]. ° Il Palazzo Ducale di Sassuolo dove c’era un distaccamento dell’esercito italiano °° Il quartiere di Borgo Venezia è costeggiato ad ovest dal fiume Secchia