Suburbia Revisited. Fotografia e società: dietro al sogno americano

di Claudia Zanfi

In America, il periodo del secondo dopo guerra, vede lo svilupparsi di sobborghi nel cosiddetto “Sunshine State” californiano. Bill Owens è un giovane di San Josè, appassionato di fotografia; in poco tempo diventa il testimone di un fenomeno sociale di grandissima rilevanza, quale l’ondata di immigrazione verso le coste del “favoloso West”. L’urbanizzazione di zone disabitate, nuove e intatte, crea le famose “Levitt towns”, città in miniatura dal nome dell’ideatore Bill Levitt. La mobilitazione della popolazione verso quei “ridenti” sobborghi é impressionante; si calcola che fino al 1980 oltre 60 milioni di americani si siano trasferiti dalle città ai sobborghi. Owens è là con la sua macchina fotografica. Inizia così a documentare lo sviluppo di quei luoghi: l’architettura delle case, lo studio delle decorazioni interne, l’ottimismo della gente. Il suo sguardo non è né critico né derisorio nei confronti di quella società che avanza ai lati dei grandi centri urbani. Ama, in particolar modo, le ricerche della Farm Security Administration e le immagini di Dorotea Lang, “che sa veramente catturare lo spirito dell’America”. I suoi riferimenti sono autori quali Diane Arbus, Walker Evans, Weegee.

 

Bill Owens fotografa “the american way”, ovvero quel modo tutto americano di vivere la vita di ogni giorno, l’ “everydaylife” di una società che proprio in quel periodo diventa il parametro di riferimento da esportare in tutto il resto del mondo. Owens ritrae i vicini di casa, gli amici, i parenti, le comunità dei sobborghi, i poliziotti, le scuole. L’autore capisce l’importanza di raccogliere un affresco della nuova società americana; con uno sguardo schietto e ravvicinato colleziona le immagini del “Sogno Americano” dalla fine degli anni ’60 ad oggi. Owens cattura l’atmosfera della vita semplice, di ogni giorno, della “midlle class” americana. La sua ricerca non è indirizzata verso valori formali ed estetici: preferisce praticare con la macchina fotografica una sorta di “antropologia visiva”.

 

E’ l’”American Dream”, il sogno americano che si concretizza negli usi e nei modi della gente ritratta. Gli ambienti, gli abiti, gli accessori, persino le acconciature, rispecchiano l’appartenenza ad una classe sociale. Sono i desideri e le aspirazioni di ogni americano ad emergere e a rafforzarsi nell’incontro con il gruppo. In Suburbia, come in Our Kind of peolple, o in Working. (I do it for the money), il cittadino è rassicurato nel trovarsi al fianco di altre persone come lui, che vivono come lui, che la pensano come lui, che sono rispettabili come lui. Gli appartenenti a ciascuna di queste “micro comunità”, sono invitati a mantenere un ordine prestabilito, a seguire regole precise. Modificare un comportamento o piantare un albero fuori dall’aiuola, potrebbe provocare il desiderio, in ciascuno degli altri componenti il gruppo, di infrangere quell’ “identità apparente”, creando disagio e destabilizzando l’ordine. Potrebbero insorgere tensioni!

 

Ma la fotografia di Bill Owens ci restituisce la serenità e trasforma la tensione in ironia. L’identità del gruppo si costituisce e si rafforza con la perdita dell’identità del singolo. Owens recupera, tra le pieghe del sociale, l’identità di quel singolo: ne coglie i pregi e i difetti, osserva i dettagli, mette a fuoco le differenze. Attraverso la visione di Owens ci è permesso di addentrarci e di incontrare da vicino la gente della comunità, e a volte di sorridere, nell’osservare le pose e i modi degli appartenenti ai vari gruppi religiosi, sportivi, ricreativi, degli abitanti dei lussuosi “residence”, delle sette esoteriche, dei gruppi di lavoro.

 

I luoghi edulcorati delle città di Suburbia sembrano uscire dai piatti cartelloni pubblicitari. Una vita a “due dimensioni” che si anima e si muove in profondità, man mano che spostiamo lo sguardo verso la gente al lavoro, fino al grande affresco sociale di Leisures. Americans at play. Questo ultimo ciclo fotografico ha impegnato l’autore per oltre dieci anni, in una ricerca che indaga il comportamento degli americani di fronte ai grandi eventi sportivi. La ricostruzione dell’immagine dell’ ”everydaylife” americana non è certo terminata. Bill Owens ha ancora molto da raccontarci.