In questa “avventura chiamata Europa” c’è un’altra possibilità: quella di uno stare insieme legato dal tessuto di responsabilità mutue, «laterali», fondate e manifestate nel continuo dialogo (assente o ridondante nel «liberalismo» atomista), e non in un consenso oppressivo e vincolante (il veleno del «comunitarismo illiberale») – un dialogo che non punti all’unanimità, ma alla comprensione e accettazione reciproca, non alla tolleranza, ma alla solidarietà, non all’identità, ma ai reciproci benefici della differenza.